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A cura di Marco Gasparri

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A TAVOLA – VILLA CELIMONTANA

Se le bellezze dei monumenti hanno riempito occhi e cuori di immagini indimenticabili avranno sicuramente svuotato stomaci ormai gorgoglianti; è giunto, quindi, il momento di fare una sosta per il pranzo. Scegliendo il luogo dove mangiare ricordate che spesso l’eccessiva eleganza non è sinonimo di qualità e che forse in una trattoria “casareccia” riuscirete a degustare piatti tipici della cucina romana in atmosfere “originali”; affidarsi ai consigli dello chef è un modo per non sbagliare … certo che se c’avessero du bucatini a la matriciana e n’po d’abbacchio pe secondo e poi pe fa scenne er boccone n’quartino de quello frizzantino … Caffè e ammazzacaffè e poi a pochi passi, dopo un pranzo così non se ne potrebbero far moltissimi, il verde di Villa Celimontana, una vecchia vigna di proprietà della famiglia Paluzzelli trasformata da Ciriaco Mattei nel 1580, è il posto ideale per ricaricare l’organismo di energia.

Giacomo Del Duca, discepolo di Michelangelo, costruì l'edificio e sistemò il parco su commissione della famiglia Mattei. Non è possibile individuare l'aspetto della costruzione originaria che oggi si presenta a pianta quadrangolare con due bassi avancorpi laterali anteriori che nel 1926 fu donato alla Società Geografica Italiana. Il piazzale livellato dove sorge la villa non è naturale: esso, infatti, è sostruito da grandiose murature antiche, in gran parte di età flavia, i resti delle quali sono visibili soprattutto sul lato meridionale. Successivamente il giardino fu definito dagli architetti Giovanni e Domenico Fontana, ai quali si deve l'arredo dell'Obelisco donato dal Comune di Roma nel 1582. Entro l'area della villa, a sinistra dell'attuale ingresso di piazza della Navicella, vi era la caserma della V coorte dei Vigili. A sinistra dell'edificio, alla fine del viale centrale, si trova un obelisco legato ad una triste vicenda; durante i lavori di posa in opera del nuovo basamento un canapo si ruppe ed un povero operaio vi rimise le mani e parte di un braccio, amputati d'urgenza e rimasti da allora sotto l'obelisco. La parte superiore dello “spiedino” (traduzione della parola greca obelískos) presenta geroglifici con il nome di Ramsete II e fu innalzato nel Tempio del Sole a Eliopoli; la leggenda narra che il globo posto sulla sua cima contenga le ceneri di Augusto e che fosse stato alzato sul Campidoglio da Cola di Rienzo, come simbolo della libertà romana. Un viale di lecci conduce al Belvedere sul Semenzaio di San Sisto con una vista meravigliosa della Valle delle Camene, dei ruderi delle Terme di Caracalla e della campagna romana attraversata dalla Via Appia Antica.

Un’Associazione Culturale ha dato vita nel 1994 al Festival Jazz romano “Jazz & Image a Villa Celimontana” trasformado le bellezze naturalistiche ed architettoniche della villa in un contenitore culturale della vita musicale romana.

 

Alcuni link utili:
http://www.museidiroma.com/villacelimontana.htm

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