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Home Lingue Le note del professor Franco L'apostrofo in più (página em português)
A cura di Franco Arato

 

L'APOSTROFO IN PIÙ

Apro la prima pagina di un famoso, prezioso libro italiano del Settecento e leggo:

"Alcuni avanzi di leggi di un'antico popolo conquistatore…"

Ohibò, c'è qualcosa che non va, un errore da segnare con la matita blu, anche se è una cosa che apparentemente non fa male: un apostrofo in più!

Sin dall'Ottocento le grammatiche, e i manuali ortografici, hanno stabilito che in italiano esistono tre forme di articolo indeterminativo. Due per il maschile: un e uno, quest'ultimo solo davanti a s impura ('scoglio', 'strano': cioè s seguita da consonante) e a z ('zio'); e uno solo per il femminile: una, che, all'occorrenza ma non obbligatoriamente e solo per ragioni eufoniche, davanti a vocale diventa un' (l'apostrofo segnala che è caduta la a).

Dunque "un uomo" è solo "un uomo" (e "un antico popolo" è solo "un antico popolo"), non essendo caduto un bel niente, né una o, né ovviamente una a. Mentre vanno bene sia "una amica", sia "un'amica".

Tale regoletta, amici lusofoni, una volta si imparava in prima elementare, ma sia la forza dell'analogia, sia la fretta hanno finito per confondere le idee di molti. Magari prima o poi si restaurerà l'antico uso di mettere l'apostrofo dovunque (come nel Settecento, quando c'era ben scarsa attenzione per la grafia e non esisteva davvero una lingua nazionale).

Nel frattempo ammetterete però che un apostrofo fa ancora la differenza. È un po' diversa, per esempio, una notte di passione con un insegnante o con un'insegnante, non trovate?

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