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A cura di Giancarlo Perlo

 

Un'opinione di Giancarlo Perlo 13/5/2006
La partita più bella del mondo
 

Era l'estate del 1982 e avevo 20 anni. I Mondiali quell'anno si giocavano in Spagna e la nazionale italiana aveva cominciato piuttosto male: tre pareggi di fila nel girone eliminatorio e una qualificazione guadagnata per un pelo, solo grazie alla differenza reti. Al secondo turno eravamo capitati con l'Argentina e il Brasile, due squadre fortissime, contro le quali non sembrava ci fosse nessuna speranza.

Il primo miracolo accadde nella partita contro l'Argentina: applicando il tipico gioco "all'italiana", con una difesa solida e con azioni veloci in contropiede, la nazionale guidata da Enzo Bearzot riuscì a battere l'Argentina di Maradona: 2 a 1, risultato incredibile! L'avversario successivo era però il Brasile di Tele Santana, una squadra che fino ad allora aveva vinto tutte le partite, senza neppure un pareggio. Nessuno credeva realmente che avessimo qualche possibilità di farcela. Il giornalista sportivo Gianni Brera scrisse in quei giorni che sarebbe andato a piedi in pellegrinaggio al santuario di Compostela, se l'Italia avesse vinto (non so se poi l'abbia fatto davvero...).

Arrivò così la fatidica data dell'incontro, il 5 luglio 1982, allo stadio Sarria di Barcelona. In quel periodo studiavo all'università lontano dalla mia città, ma ero tornato a casa per le vacanze estive. I miei amici erano però quasi tutti ancora in giro per gli ultimi esami universitari e così ci trovammo solo in due, Angelo ed io, a guardare la partita sul televisore del salotto di casa sua. Le strade erano deserte e silenziose: tutti stavano in casa davanti alla televisione.

Eravamo sicuri che avremmo perso, ce lo eravamo detti, con rassegnazione... eppure, da qualche parte in fondo al cuore, continuavamo a sperare che accadesse l'impossibile! E dopo soli 5 minuti dal fischio di inizio, l'impossibile accadde: Paolo Rossi, servito in area da un cross millimetrico di Cabrini, segna il gol del vantaggio italiano: 1 a 0! Ma la partita era ancora troppo lunga per poter festeggiare: ricordo una tensione fisica fortissima, quasi che in campo ci fossi anche io.

E infatti il Brasile si era subito gettato furiosamente in avanti con una forza spaventosa, travolgendo la nostra difesa: al 12' minuto Socrates aveva già pareggiato! 1 a 1 e l'Italia era fuori dai mondiali. Nella nostra stanza era improvvisamente calato un silenzio triste e rassegnato: ci eravamo illusi solo per pochi minuti...

Il secondo miracolo accadde al 25' e fu di nuovo Paolo Rossi a segnare, approfittando di un clamoroso errore difensivo degli avversari. Angelo e io ci abbracciammo increduli e quasi storditi, mentre fuori sembravano tutti impazziti di gioia.

Il secondo tempo iniziò di nuovo con il Brasile all'attacco e l'Italia disperatamente in difesa. Non poteva durare: al 68' ci pensò Falcão a segnare uno splendido gol e a gelare le nostre speranze. Ricordo di aver pensato che pareggiare contro quel Brasile era pur sempre uno splendido risultato, che forse avremmo potuto quasi accontentarci...

Ma di nuovo accadde l'incredibile! Ancora Paolo Rossi al 74', con grande opportunismo, ruba una palla in area e segna per la terza volta: 3 a 2! Ci alziamo in piedi, cominciando a urlare come dei pazzi: la sensazione è che tutta l'Italia sia in piedi come noi. Negli ultimi minuti successe di tutto: un gol che ci viene annullato, Zoff che salva più volte la nostra porta dagli attacchi disperati dei brasiliani. Ma ormai stavamo già brindando, abbracciandoci, pazzi di gioia, come se quello dovesse essere il giorno più bello della nostra vita...

Dopo la partita, le strade erano piene di gente in festa, come noi felice e incredula, un po' stordita, come dopo una sbornia. Ricordo le immagini al telegiornale di brasiliani che piangevano e di un uomo in particolare che, fra le lacrime, diceva: complimenti all'Italia, siete i più forti!

Da allora non ho mai più visto una partita altrettanto bella e intensa. Ho cercato e sperato molte volte di rivivere le stesse emozioni, ma invano. Forse perchè avevo 20 anni e a 20 anni tutte le cose sembrano nuove e uniche, forse perchè davvero quella fu la partita più bella del mondo...

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