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A cura di Antonio Danise

Funaná

Lura

Lura

Tanto la morna quanto la coladera sono stati tollerati dal regime coloniale portoghese, a differenza di tutti gli altri generi musicali che invece sono stati fortemente repressi, soprattutto quelli originari dell’isola di Santiago, perché di più diretta origine e derivazione africana. Le autorità coloniali hanno cercato con divieti e proibizioni di tutti i tipi, di sradicare queste forme culturali. Esse, al contrario, hanno continuato ad essere coltivate e praticate in clandestinità nelle zone interne di Santiago, dove vallate profonde si alternano ad altopiani e a zone con canyon e montagne di oltre 1000 metri di altitudine e dove più difficile risultava il controllo da parte delle autorità.

Così il divieto assoluto di utilizzare strumenti a percussione, che in qualche modo potessero far ricordare le radici africane, ha avuto paradossalmente come risultato lo sviluppo di generi musicali che col tempo si sono trasformati in uno strumento di ricchezza culturale per l’isola di Santiago e per tutto l’arcipelago. Alcuni generi musicali comunque non hanno varcato i confini dell’isola di Santiago fino al 1975, anno dell’indipendenza di Capoverde. Funaná, tabanka e batuko erano termini sconosciuti nelle altre isole. L’indipendenza ha avuto quindi anche il merito di far conoscere forme e generi musicali tradizionali di Santiago e delle isole di Sotavento agli stessi capoverdiani delle altre isole ed in breve anche nel resto del mondo, attraverso le numerose comunità costrette all’emigrazione.

Il funaná oltre ad essere un genere assolutamente proibito e vietato dalle autorità politiche era inviso anche alle autorità ecclesiastiche. Capoverde è un paese a larga maggioranza di religione cattolica e le danze che accompagnavano l’esecuzione del funaná erano mal viste dalla Chiesa in quanto indulgevano troppo ad atteggiamenti sensuali ed imitavano troppo apertamente l’atto sessuale. Persino gli stessi cittadini di Praia, la capitale di Santiago e dell’arcipelago, non vedevano di buon occhio, quando addirittura non disprezzavano, il funaná in quanto manifestazione culturale nata in ambito rurale.

Nell’isola di Santiago sorse il primo insediamento stabile di tutto l’arcipelago, Vila de Ribeira Grande, che presto divenne una delle più importanti città africane grazie al commercio degli schiavi prelevati dalla costa dell’Africa occidentale. Tutti gli schiavi trasportati in Europa prima e nelle Americhe dopo il 1492, venivano fatti transitare da Vila de Ribeira Grande. Quelli che riuscirono a scappare e a sottrarsi alla vigilanza dei guardiani, si rifugiarono nelle zone interne dell’isola. La fuga fu favorita anche dai frequenti attacchi dei pirati portati ai primi insediamenti della costa. In altri casi furono gli stessi padroni che, a causa delle cicliche prolungate siccità che hanno colpito l’arcipelago nel corso dei secoli e non trovandosi nelle condizioni di poter garantire la sopravvivenza dei loro schiavi, preferirono dar loro la libertà. I fuggitivi o badiu (dal termine creolo che deriva dal portoghese vadio, vagabondo), hanno conservato le tradizioni che portavano con sé dai paesi originari dell’Africa. Il termine badiu col tempo passò così ad indicare la cultura stessa che gli schiavi erano riusciti a preservare.

Considerato che si è sviluppato in clandestinità, anche per il funaná è praticamente impossibile avere documenti o incisioni che ne attestino la presenza prima del 1975. Si può solo ipotizzare che abbia fatto la sua comparsa all’inizio del XX° secolo allorché a Capoverde viene introdotta la fisarmonica, strumento che inizialmente veniva usato in sostituzione dell’organo o dell’harmonium, più difficili da trasportare, nelle funzioni religiose. Ben presto però la popolazione emarginata si appropria di questo strumento piegandolo alle proprie esigenze e utilizzandolo per allietare le feste e i balli.

Ma proprio questi balli che esaltavano il corpo, erano considerati dalle autorità portoghesi troppo sensuali e capaci di scatenare gli istinti più reconditi e profondi. Funaná, diventa così sinonimo di "feste sospette, dove si suona la fisarmonica", "musica dove si beve grogue e si passa facilmente ai coltelli". Funaná evoca anche l’erotismo dei corpi incollati, l’ancheggiamento sensuale: era insomma qualcosa che le autorità, soprattutto quelle religiose, non vedevano di buon occhio e che addirittura definivano come musica del diavolo. Così anche queste manifestazioni vennero bandite ed i suonatori di funaná, perseguitati, furono costretti a suonare in clandestinità all’interno dell’isola.

Oltre alla fisarmonica (gaita), per suonare il funaná tradizionale viene usato il ferrinho, che non è altro che una barra metallica ondulata, letteralmente grattata con un coltello da cucina, il tutto per accentuare il ritmo. La figura del suonatore di funaná è avvolta da un alone di mistero e di leggenda. Quando il musicista veniva invitato ad allietare i balli o le feste nelle case, spesso si trovava costretto ad attraversare a piedi l’isola da una parte all’altra per raggiungere un villaggio dove suonava per tutta la notte. Non sempre veniva ricompensato economicamente ma gli veniva assicurata una buona dose di grogue, per poter portare a termine la performance e soprattutto acquisiva prestigio nella comunità.  Non venivano trascurate le relazioni sessuali, visto che il musicista di funaná aveva fama di avere un’attività sessuale molto intensa.

Funaná diviene ben presto sinonimo della vita che il fisarmonicista conduce. Si dice "suonatore di funaná" per indicare una persona che conduce una vita dissoluta e che ha delle amanti ovunque. Tutto questo ovviamente non poteva essere tollerato dalla Chiesa e dalle autorità portoghesi. Funaná è un modo di essere, è un termine che passa ad indicare il modo di vivere del musicista nomade che percorre l’isola a piedi, dorme dove trova accoglienza ed ospitalità, semina allegria suonando e rimane coinvolto in numerose e fuggevoli avventure amorose. Tutto questo fino al 1975 avveniva in un contesto di segretezza e clandestinità. Dopo l’indipendenza i valori del funaná vengono riconosciuti come simbolo di resistenza di fronte al potere coloniale. Le poche figure conosciute di questa arte rurale sono elevati al rango di eroi, soprattutto da parte di giovani musicisti che in loro cercano ispirazione.

Volendo fare una breve storia del funaná si possono individuare tre periodi principali:

-  un primo periodo, quello della clandestinità, con il funaná tradizionale di Kodé di Dona, considerato unanimemente il padre di questo genere;
- un secondo periodo, quello degli anni post-indipendenza, con la presenza di Katchás che ha modernizzato il funaná  introducendo gli strumenti elettrici, facendolo uscire dai ristretti ambiti capoverdiani e facendolo conoscere nel mondo;
-  infine il periodo attuale caratterizzato da Ferro Gaita, il gruppo di funaná che ha acquisito fama e notorietà a livello internazionale.

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