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A cura di Pierino Bonifazio

Incontro con Elena Quintana

Porto Alegre, venerdì 21 ottobre 2006.

Non abita più a Porto Alegre ma in una casa in campagna nella vicina città di Montenegro. Il suo nome non è sulla guida telefonica, ma la determinazione e la costanza di chi mi sta aiutando a rintracciarla fanno sì che, dopo una mezz’ora di rimbalzi da un numero all’altro, riusciamo a entrare in contatto.

“Vederci per parlare di traduzioni in italiano delle poesie di “tio” Mario? Perché no? Egli ne sarebbe stato tanto contento! Desiderava molto andare in Europa, in Francia in particolare. Ma l’Italia è vicina alla Francia!”

Domani (sabato 22 ottobre) ci sarà a Porto Alegre l’ultima rappresentazione di “Pé de Pilão”: è un racconto in versi per bambini scritto da Mario Quintana e messo in scena e diretto da lei stessa; ci accordiamo di incontrarci alla rappresentazione e, terminata questa, parleremo dello “tio Mario” e delle traduzioni.

 

Sabato 22 ottobre

Il locale dove si rappresenta lo spettacolo è il Centro Culturale Erico Verissimo, nell’antica Rua da Praia (Rua das Andradas), a due passi dalla Casa della Cultura Mario Quintana e a pochi metri dalla Praça da Alfandega dove fra pochi giorni inizierà la 52° Fiera del Libro.  Mentre sto chiedendo di lei al botteghino Elena esce dalla porta di ingresso della sala del teatro, mi vede, intuisce che sono l’italiano della telefonata, ci presentiamo: alla “gaucho” riograndense, con abbraccio, bacio e pacca sulla spalla.

Assisto allo spettacolo seduto accanto a lei e non posso non notare che, durante la rappresentazione, in più di un’occasione si commuove, come se la vedesse per la prima volta. Gli attori sono tre giovanissime ragazze, che danno movimenti e voce ai burattini, e una “nonna Alice”, bravissima anche nel coinvolgimento del pubblico infantile, che racconta lo svolgimento di una storia che è un invito continuo al fantastico delle storie raccontate dalle nonne. Terminato lo spettacolo, decidiamo di prendere un caffè al bar del Santander Cultural e ritornare al progetto delle traduzioni. Nel baretto ci sono appesi alle pareti numerosi ingrandimenti di foto di Mario Quintana e di lei, Elena, quando accompagnava lo zio; “Com’ero giovane…” le sfugge quasi di bocca mentre ci soffermiamo a guardarle e lei commenta i luoghi e le occasioni rappresentate.

“Sai che sul nostro sito abbiamo già anticipato la traduzione di alcune poesie in occasione del centenario?”
“No! Mi piacerebbe vederle… possiamo andare a casa di mia sorella o a casa tua…”

E poco dopo siamo nel mio appartamento, di fronte al note book, scorrendo le pagine del sito, la scheda su Mario Quintana, le traduzioni. E’ molto contenta di questa iniziativa, si complimenta, ne legge alcune, originale e traduzione, di una addirittura dice che le piace quasi più il suono in italiano che in lingua originale. E’ molto curiosa di quello che c’è in internet e furiosa con tutti quei site che riportano false poesie dello zio; le racconto allora di una comunità orkut molto seria, “O Verdadeiro Mario Quintana”, dove vengono severamente indicati i falsi che circolano. Vuole vederla, si entusiasma ancora di più e vuole che scriviamo subito al fondatore di questa comunità per ringraziarlo della sua iniziativa. Mi dice che anche all’interno delle varie celebrazioni, svolte nel corso dell’anno del centenario in tutto il Brasile, si è scontrata con la superficialità di alcuni organizzatori che hanno inserito nei programmi falsi evidenti spacciandoli per opere di Mario Quintana. “La gente non legge più i libri… si fida stupidamente di tutto quello che trova in internet, senza verificare la validità! E’ la vittoria della rapidità superficiale sulla lenta e piacevole lettura di un libro… Se lo zio fosse qui si arrabbierebbe molto!”

E parliamo dello zio, a ruota libera, di episodi: di un suo grande amore, del suo stipendio al giornale (più basso di quello dei linotipisti!), del suo mancato viaggio a Parigi (e lo desiderava tanto!), di come era schivo dell’ufficialità e quanto amava invece le persone e le cose semplici, di quanto tempo passava con lei discutendo se era meglio mettere una virgola o una “e” all’interno di una frase che stava scrivendo, delle parole pesate col bilancino di precisione. Le racconto allora della mia “Lettura su Italo Calvino” e della associazione da me fatta tra Calvino e Quintana a proposito di questa esasperata ricerca della parola appropriata nel contesto giusto. “E’ vero! E’ vero!”

Intanto il tempo è trascorso; guardiamo l’orologio e vediamo che sono già le otto di sera; e lei deve ritornare nel “sitio” di Montenegro per portare l’approvvigionamento di cibo per i suoi cani.
“Io invece ho due gatti: una piccola siamese e una più anziana tutta nera.”
“Come mia sorella! La prossima volta che ci incontreremo andremo a pranzo da mia sorella! Così conosci i suoi gatti!”
L’accompagno per un tratto di strada verso la casa della sorella. Ci salutiamo con l’assicurazione che ci incontreremo la settimana prossima e che verrà ad ascoltare la mia lettura su Calvino. Le traduzioni? Ne parleremo con calma nei prossimi giorni. “E’ meglio che lasciamo passare tutte queste celebrazioni ufficiali. Inventeremo noi una occasione per pubblicarle. In modo semplice e diretto. Come sarebbe piaciuto allo zio.” “Concordo!”

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Elena Quintana è la pronipote del poeta Mario Quintana (vedere scheda), figlia di un figlio di Milton, fratello di Mario. E’ regista di teatro e unica erede del poeta di cui è stata segretaria dal 1979 al 1994.

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