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A cura di Giancarlo Perlo

Un'opinione di Giancarlo Perlo 5/8/2012
O Ponto de Encontro: una scommessa persa?
 

Cominciamo con un po' di storia. O Ponto de Encontro nacque quasi 10 anni fa (si era nel 2004) per una specie di scommessa con me stesso. Allora non sapevo quasi nulla di amministrazione siti web e le mie conoscenze di lingua portoghese erano ancora più scarse di oggi. La scommessa era appunto quella di riuscire a realizzare un sito capace di raccogliere intorno a sé una comunità di visitatori partendo dal nulla o quasi. Alla base di tutto c’erano due mie grandi passioni: la passione per la lingua e la cultura lusofone (iniziata nel corso dei miei viaggi in Mozambico, São Tomé, Portogallo, Brasile, Capo Verde e maturata poi con gli anni leggendo e amando la letteratura e la musica di quei paesi – da Saramago a Mia Couto, da Cesaria Evora a Caetano Veloso eccetera eccetera) e la passione per l’informatica e internet in generale (sono insegnante di informatica).

I mezzi a disposizione erano (e sono ancora oggi) poverissimi: un “web provider” (Altervista) che offre spazio in rete gratuito, un programma di scrittura per pagine web (Dreamweaver), tanta buona volontà di imparare e molta incoscienza. L’idea iniziale era quella di offrire uno spazio di discussione e confronto a tutti coloro che in Italia si interessano alla lingua portoghese e ai paesi lusofoni. L’idea di partenza è stata poi profondamente modificata dalla pacifica “occupazione” del sito da parte dei molti amici e visitatori brasiliani, profondamente interessati alla cultura e alla lingua italiane. E’ rimasto però, al cuore del Ponto de Encontro, il principio fondante che è scritto nel nome stesso del sito, quello cioè di creare un punto di incontro fra culture diverse, uno spazio destinato all’amicizia e alla conoscenza, un luogo dove discutere e confrontarsi in totale libertà. Per tener fede a tale principio, O Ponto de Encontro doveva essere completamente gratuito e aperto a tutti, interamente basato sulla collaborazione volontaria e non retribuita dei propri amici e sostenitori. Per questo abbiamo rinunciato in tutti questi anni a ogni forma di pubblicità e di sponsorizzazione esterna e ci siamo accontentati di un nome di dominio di secondo livello (cioè www.ponto.altervista.org invece di un più semplice www.ponto.it), proprio perché gratuito (anche se questa scelta ci ha penalizzato per quanto riguarda la posizione negli indici dei motori di ricerca).

Per un certo periodo è sembrato che la scommessa un po’ pazza del Ponto de Encontro fosse vinta. I visitatori crescevano continuamente, c’erano sempre nuove persone che si proponevano come collaboratori e nascevano nuovi progetti e nuove idee (prima fra tutte, per numero di download e diffusione in rete, lo sviluppo del dizionario Opendic, frutto di una collaborazione fra programmatori italiani – il sottoscritto e alcuni dei suoi alunni migliori – e brasiliani). Sembrava davvero che avesse vinto l’idea di creare una comunità virtuale, un gruppo di persone che, pur senza conoscersi di persona e abitando in luoghi lontani fra loro, si aiutavano l’un l’altro con vero spirito di amicizia. In quei tumultuosi anni iniziali O Ponto si dotava di una chat, di un forum e di una newsletter mensile (tutte cose, sia detto per inciso, create senza nessun aiuto esterno, cioè scrivendo da zero quasi tutto il codice di programmazione necessario).

E siamo così giunti, con la nostra storia, a questi ultimi anni. Dopo l’iniziale periodo di rapida espansione, il Ponto ha conosciuto una lunga fase di stasi: il numero di visitatori era praticamente ormai stabile (intorno ai 10-20 mila ogni mese), ma non si riuscivano a trovare nuovi collaboratori e quelli che c’erano manifestavano segni di stanchezza. Io stesso, dopo aver mandato avanti l’impresa per anni facendo praticamente di tutto, dallo scrivere e tradurre articoli su ogni possibile argomento al pubblicarli in rete, cominciavo a sentirmi meno motivato. Internet nel frattempo si era evoluta, erano nate nuove tecnologie, nuovi modelli di realizzazione di siti web prima sconosciuti: basti pensare agli esempi di Facebook, Twitter, YouTube… tutte cose che non esistevano o stavano muovendo i primi timidi passi quando O Ponto è nato.

Di conseguenza O Ponto de Encontro è stato praticamente abbandonato per alcuni anni: praticamente dal 2009 al 2011 non sono stati pubblicati nuovi articoli e io stesso mi sono limitato a piccoli lavori di ordinaria amministrazione sul sito. Finché, e siamo finalmente arrivati a oggi, alcuni mesi fa ho deciso di riprendere in mano il lavoro. Non è stato facile: i contenuti e le tecnologie sul web invecchiano rapidamente e per far ripartire O Ponto è stato necessario lavorare molto dietro le quinte riscrivendo parti di codice, cancellandone altre, insomma facendo un po’ di pulizia dappertutto. Inoltre, per aggiornare il sito alle nuove tendenze, O Ponto si è finalmente dotato di una pagina Facebook, di un account Twitter e di un nuovo Forum.

Così all’inizio del 2012 O Ponto è ripartito con nuove ambizioni e grandi speranze. Purtroppo però i risultati di tanta fatica tardano ad arrivare e forse, temo, non arriveranno mai. Il numero di visitatori è rimasto praticamente sempre lo stesso, senza apprezzabili variazioni. Ma, cosa più importante, non sono arrivati nuovi collaboratori per dare una mano e sostituire i vecchi. Parecchie persone si sono date disponibili per fare traduzioni, ma quasi nessuno si offerto per scrivere nuove articoli, di cominciare nuovi progetti e di partecipare attivamente alla manutenzione del sito. Ancora una volta l’intera fatica di mandare avanti O Ponto ricade sulle mie spalle e il sito assomiglia sempre di più a un blog personale di Giancarlo Perlo: sono io che scrivo gli articoli, io che li pubblico, io che mi occupo insomma di tutto. E non era questa l’idea di partenza! Ricordate? Questa voleva essere una comunità e una comunità non può essere costituita da una sola persona.

Giungendo a conclusione, sto in questi giorni meditando l’idea di abbandonare definitivamente il progetto. Mi sono reso conto che per creare una comunità virtuale occorre oggi maggiore visibilità, maggiori disponibilità economiche e più pubblicità, tutte cose che non posso permettermi. A quanto sembra O Ponto, così com’è, è destinato a sopravvivere al margine della rete, senza mai riuscire veramente a lasciare il segno. La scommessa iniziale sembra dunque persa e non mi pare abbia senso continuare a mantenere in vita il sito con una sorta di accanimento terapeutico.

E’ un peccato, soprattutto perché 20.000 visitatori ogni mese, pur essendo pochi in termini assoluti (nessun confronto è possibile con altri siti che contano milioni di visitatori ogni giorno) potrebbero però costituire una base non trascurabile per fondare un piccolo gruppo di appassionati collaboratori. A quanto pare non è così…. Se qualcuno vuole fare qualcosa, si faccia vivo adesso, rispondendo a questo ultimo appello. Altrimenti, se tutto cadrà come al solito nel silenzio, temo che per O Ponto de Encontro sia arrivato il momento di scrivere la parola fine. Con un po’ di malinconia, ma senza inutili recriminazioni. Grazie a tutti coloro che hanno creduto, almeno un po’, in questa scommessa e mi hanno aiutato in tutti questi anni. Ci si incontrerà di nuovo, magari, da qualche altra parte, in qualche altro progetto un po’ folle, chissà….


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