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A cura di Giancarlo Perlo

Un'opinione di Giancarlo Perlo 8/5/2012
Quale futuro per la Guinea Bissau?
 

Lo scorso 12 aprile, un breve notizia è rapidamente apparsa (per scomparire quasi subito) nelle pagine di cronaca internazionale dei quotidiani italiani: in Guinea-Bissau un colpo di stato militare aveva deposto e arrestato il primo ministro e il presidente della repubblica. La maggior parte dei lettori si sarà domandata "dove diavolo è la Guinea-Bissau?" e anche quei pochi informati sulla collocazione geografica del Paese avranno probabilmente accolto la notizia al più con una scrollata di spalle. Un altro colpo di stato in Africa!

In effetti dal 1994, anno in cui questa ex colonia portoghese ha conosciuto le sue prime elezioni multipartitiche (prima vigeva un regime di partito unico), in Guinea-Bissau praticamente nessun presidente eletto è riuscito a terminare il suo incarico: colpi di stato e omicidi politici si sono susseguiti senza soluzione di continuità. Nino Viera, presidente eletto nel 1994, fu deposto da un golpe nel 1998 capitanato dal brigadiere Ansumane Mané. Nel 2000 le elezioni furono vinte da Kumba Yala, deposto poi da un colpo di stato nel 2003. Lo stesso Ansumane Mané, divenuto nel frattempo comandante in capo delle forze armate, venne ucciso nel 2004. In quanto a Nino Viera, tornato al potere con le elezioni del 2005, egli venne ucciso nel 2009 in un assalto militare contro il palazzo presidenziale. L'ultimo presidente eletto, Malam Bacai Sanhá, è morto, questa volta per cause naturali, nel febbraio scorso mentre si trovava in ospedale a Parigi.

Il secondo turno delle elezioni presidenziali indette per eleggere il successore di Sanhà (fra i due candidati Carlos Gomez Junior, attuale primo ministro, e l'ex presidente Kumba Yala) è stato bruscamente interrotto e rinviato dall'ultimo colpo di stato. I militari golpisti hanno motivato il loro intervento con la volontà di preservare il Paese dall'interferenza angolana, accusando l'ex primo ministro Carlo Gomes di un accordo segreto con le forze armate angolane di stanza nel Paese.

E' molto difficile dall'esterno comprendere e interpretare correttamente gli avvenimenti in Guinea-Bissau. Ciò che appare chiaro è l'esistenza di una lotta di potere senza esclusione di colpi. I militari si sono sentiti minacciati dal rischio di perdere almeno in parte la loro influenza e il loro controllo sul governo del Paese. Non bisogna dimenticare che in questi anni la Guinea-Bissau si è trasformata di fatto in un narco-stato, centro di traffico e di smistamento della cocaina proveniente dal Sud America e diretta in Europa: gli aerei e le navi dei narcotrafficanti possono agire qui praticamente indisturbati, usando a proprio piacere i piccoli porti e le piste di atterraggio presenti nel Paese: la guardia costiera possiede pochissimi mezzi, lo spazio aereo non è controllato e la polizia locale ha pochi veicoli e manca di carburante. Il valore della droga commerciata supera il prodotto interno lordo della Guinea-Bissau e costituisce certamente un affare che fa gola a molti.

Tutto questo avviene nel contesto di un paese poverissimo: la Guinea-Bissau occupa stabilmente le ultime posizioni delle statistiche internazionali di sviluppo umano, mortalità infantile, educazione, reddito. Inoltre la società civile è debole e fatica a farsi sentire. La stampa è parzialmente libera ma, con la maggior parte della popolazione che vive in aree rurali e molti analfabeti, i giornali non hanno grande diffusione.

Quale futuro dunque si può prevedere per la Guinea-Bissau? I motivi di pessimismo certo non mancano e molti analisti hanno avvicinato la condizione del Paese a quella di altri stati falliti, come la Somalia. La speranza risiede invece nel fatto che in questi anni, nonostante i ripetuti colpi di stato e le violenze politiche, la Guinea-Bissau è sempre riuscita a tornare a elezioni libere e abbastanza regolari. Il popolo guineano appare tenace e, dopo aver lottato con successo nella guerra di liberazione contro i colonizzatori europei, potrebbe ritrovare l'orgoglio per liberare il Paese dai nuovi dominatori. La giovane età della popolazione, composta in maggioranza da ragazzi (quasi la metà degli abitanti ha meno di 15 anni), fa sperare in un futuro diverso per questo piccolo sfortunato Paese.

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