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A cura di Antonella Spadafora

 

Un'opinione di Antonella Spadafora 16/04/2012

La retorica e la storia dei vincitori

 

151 Abbiamo superato il fatidico compleanno dell’unità italiana e della sua retorica, e forse ci possiamo permettere di alzare una debole contro-voce. Il 17 marzo 2011 si sono festeggiati i 150 anni dell’unità d’Italia, avvenuta sotto la corona piemontese dei Savoia e, mi hanno detto a scuola, con grande soddisfazione dei popoli “liberati” che abitavano i tanti regni indipendenti della penisola.

Perdonatemi, non voglio raccontarvi di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi, voglio invece partire dai giorni nostri e informarvi in due parole dello scandalo recente della famiglia Bossi; Umberto Bossi era fino a pochi giorni fa il il segretario nazionale della Lega Nord, partito per l’indipendenza della Padania (ideale meta-regione settentrionale), famoso per il desiderio di avere della carta igienica tricolore, per le sue 4 feste in occasione di una laurea in Medicina mai conseguita, per i suoi slogan del tipo “Roma ladrona”, per le critiche a un governo centrale che penalizza il Nord Italia produttivo e mantiene il Sud fannullone; è stato Ministro delle Repubblica Italiana e prezioso alleato nelle strategie elettorali di Berlusconi. Bossi è stato costretto a dimettersi a causa delle indagini sui soldi del partito utilizzati per scopi personali e familiari: case, auto, addirittura il costo del diploma del figlio Renzo, bocciato tre volte, adesso consigliere regionale da 10.000 euro al mese.

Lo slogan della Lega, PADRONI A CASA NOSTRA, è ormai diventato LADRONI A CASA NOSTRA, con un gustoso gioco di parole che smaschera l’ipocrisia di chi ha fondato e portato al governo un partito che si proclamava onesto e attento alla giustizia sociale: la logica di Bossi e della Lega è che il Sud Italia è un peso sulle spalle del Nord.

Sono partita da qui, da questa bella storia italiana, per arrivare alla più banale delle considerazioni: la storia è sempre scritta dai vincitori. Nella retorica dell’unità italiana, periodo storico che chiamiamo Risorgimento, non si racconta però che i Savoia erano pieni di guai e debiti, e che avevano bisogno di una guerra di conquista. Non si racconta che Napoli, capitale del Regno delle due Sicilie, era seconda in Europa forse solo a Parigi, e che furono scritti falsi documenti per accusare i re Borbone di essere crudeli, ingiusti e disumani col popolo. Nella retorica dell’unità d’Italia non vi parleranno mai di gente sciolta nella calce viva. Gli ideali “romantici” dietro il progetto unitario non mi commuovono affatto, se vengo a sapere che in realtà i piemontesi hanno condotto una guerra di conquista e colonizzazione finanziati dalla massoneria inglese, per depredare le casse di Napoli e abbandonare il Sud a se stesso.

Questo Sud oggi povero e arretrato, che la Lega Nord disprezza e rinnega, in realtà prima dell’unità italiana era altamente industrializzato: tutte le risorse e le strutture sono state smantellate dopo la colonizzazione savoia. Mai il popolo del Sud era stato costretto a emigrare, prima, si tratta di un fenomeno successivo all’unità d’Italia. E continuano a dire che il Sud è fannullone, senza voglia o capacità. Chi ha guadagnato e chi ha perso nel processo di unificazione? Basta guardare un po’ di dati storici, chi era ricco e chi era povero, prima e dopo. Ma, spolpata la ciccia, rimane l’osso: e l’osso è indigesto. Si butta ai cani.

Il primo passo da compiere, dunque, è essere consapevoli della colonizzazione subita, per alzare la testa e recuperare la dignità, perché adesso più che mai, in questa grave fase di crisi economica, credo sia importante riconoscere le bugie di chi ti vende falsi valori per darti in realtà in pasto ai cani.

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