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Traduzione di Matilde Baldi

Intervista con Adhemar Gabriel Bahadian, ambasciatore del Brasile in Italia

 

Adhemar Gabriel Bahadian

Adhemar Gabriel Bahadian, nuovo ambasciatore del Brasile in Italia

Il nuovo ambasciatore del Brasile in Italia ha ufficialmente assunto il suo incarico il 25 gennaio. Con quasi trent'anni di carriera diplomatica alle spalle, Adhemar Gabriel Bahadian ha nel proprio curriculum titoli importanti, tra i quali quello di rappresentante del Brasile contemporaneamente alle Nazioni Unite e nell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Ma è stato grazie alla sua azione durante i negoziati di quel groviglio di interessi che è l'ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) che Bahadian ha assunto rilievo nella stampa brasiliana ed è stato lodato come specialista di politica internazionale. Tutto lascia pensare che il sostituto di Itamar Franco difenderà bene gli interessi economici del Brasile.

Ma non si tratta solo di questo. Il suo comportamento come console generale del Brasile in Argentina dimostra la sua esperienza anche per quanto riguarda i brasiliani che vivono fuori dal Paese. La prima decisione che ha preso arrivando a Piazza Navona, inoltre, è stato il restauro delle installazioni del consolato di Roma. Disponibile ed affabile -secondo i commenti raccolti nei sontuosi corridoi di Palazzo Pamphili-, il nuovo ambasciatore spera di stabilire un dialogo con la comunità brasiliana che, nei suoi progetti, avrà più occasioni di visitare il Centro di Studi Brasiliani.

Amante della cultura italiana, in special modo del cinema, Bahadian era solito visitare il nord Italia quando lavorava a Ginevra. Nativo di Rio de Janeiro -e di origine calabrese da parte di madre-, spera di avere il tempo di conoscere l'Italia del sud. La sua prima incursione nella cultura italiana, però, sono state le lezioni di italiano. In questa intervista, egli rivela i suoi primi progetti per l'Ambasciata.

 

Nella sua carriera di diplomatico Lei è abituato a trattare temi economici. Secondo Lei, quale era il principale obiettivo del presidente Lula nel proporre il suo nome per l'Ambasciata in Italia?

Non è un segreto che vogliamo approfondire le relazioni commerciali tra il Brasile e l'Italia. Durante la visita del presidente Lula (a ottobre dell'anno scorso), i ministri Celso Amorim e Gianfranco Fini (ministro degli Esteri) firmarono un accordo di cooperazione economica che crea degli obiettivi molto concreti. Ho detto ai miei interlocutori italiani che stanno perdendo spazio in Brasile a favore di altri paesi.

Cosa prevede questo accordo?

Fondamentalmente le fasi di lavoro sono due. La prima è stata identificare i fattori dell'economia che più ci interessano. Per il Brasile è quello che chiamiamo area creativa, cioè, moda, design, mobili, ecc. Da parte degli italiani già esiste un grande interesse per il settore meccanico e dei pezzi di ricambio per auto. Adesso il nostro obiettivo è rendere più vicini questi due interessi.

Ossia, se facessimo un elenco di priorità nelle relazioni con l'Italia, l'area economica sarebbe al primo posto…

Sì, anche perché con l'Italia non abbiamo alcun argomento politico che richieda una attenzione particolare. Condividiamo le medesime opinioni relativamente allo scenario mondiale. L'unico argomento su cui non abbiamo la stessa opinione riguarda la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Quando il presidente Lula è stato in Italia, il presidente della Confindustria italiana, Luca di Montezemolo, ha promesso un viaggio in Brasile da parte di una delegazione di imprenditori italiani. Da parte loro, l'obiettivo è incrementare la presenza delle imprese italiane in Brasile, approfittando del basso costo della manodopera e dell'abbondanza di materie prime. Quali saranno i benefici concreti di questi investimenti per le imprese brasiliane e per il Paese in senso generale?

Questo è soltanto uno degli aspetti. Ma significa anche che il Brasile potrà contare sul trasferimento di tecnologia e di know-how, oltre alla possibilità di creare una piattaforma per le esportazioni, di cui andrà a beneficiare il nostro Paese. E' importante mettere in risalto che il nostro interesse principale è quello di facilitare le società tra le piccole e medie imprese italiane e le imprese brasiliane. Il viaggio della delegazione italiana è confermato per il mese di marzo. Quasi 500 imprenditori della Confindustria si incontreranno con gli industriali della Fiesp a San Paolo. Speriamo che l'interscambio commerciale tra i due Paesi aumenti in modo significativo.

In che modo il governo brasiliano vuole facilitare queste società?

Eliminando gli ostacoli burocratici alla installazione di queste piccole e medie imprese italiane nel nostro Paese. Come, per esempio, facendo sì che chi investe possa avere la residenza permanente in Brasile.

E' previsto un trattamento di reciprocità?

Sì, sempre che ci siano investimenti. Non stiamo parlando di manodopera. In teoria siamo favorevoli alla libera circolazione delle persone, ma in realtà neanche nel Mercosul siamo tuttora riusciti a raggiungere questo obiettivo. La nostra intenzione è di facilitare la libera circolazione di chi investe. In questo caso, se un brasiliano vuole investire in Italia, egli dovrà ricevere lo stesso trattamento che noi vogliamo offrire all'italiano che investe.

Lei ha qualche progetto riguardante la comunità brasiliana in Italia?

La mia prima misura riguardante i brasiliani che risiedono in Italia sarà migliorare l'accoglienza nel Consolato, cominciando con una ristrutturazione per ampliare le sedi dipendenti, e che dovrà essere terminata entro la fine del primo semestre. Inoltre cambieremo il contenuto del sito dell'ambasciata, comprendendovi delle informazioni pratiche riguardanti i servizi del consolato per facilitare l'accoglienza.

Ho intenzione altresì di rendere più dinamico il CEB (Centro di Studi Brasiliani), che è una finestra importante dell'Ambasciata, che può essere utile sia per la comunità brasiliana che per gli italiani che hanno interesse per il Brasile. Cominceremo con la proiezione di film brasiliani, tre volte alla settimana. La nostra idea è promuovere delle attività quotidiane, ma il programma dovrà essere ancora adattato in base all'interesse del pubblico.

Un'altra idea è quella di offrire spazio ai professionisti brasiliani che vivono in Italia o che sono di passaggio nel Paese -come professori, studiosi e musicisti che ancora non siano conosciuti-, affinché possano presentare i propri lavori, diffondere le proprie idee e condividere le proprie esperienze con quanta più gente possibile.

Noi del giornale Agora Noticias abbiamo ricevuto diverse richieste di aiuto da parte di brasiliani che sono venuti in questo Paese per ottenere la cittadinanza italiana e che incontrano parecchi problemi, la maggior parte per mancanza di informazione. Molti non conoscono gli iter burocratici, dal momento che non necessitano di un visto per entrare e finiscono con diventare clandestini senza saperlo. Secondo Lei, di chi è la colpa?

Credo che manchi una maggiore informazione da parte delle autorità italiane. Vi ringrazio per aver portato alla nostra conoscenza questa preoccupazione. Includerò questa tematica nella nostra agenda di lavoro.

Sempre in relazione agli immigranti, il governo italiano sta per varare un nuovo decreto flussi. Una lista speciale privilegia l'ingresso nel Paese di lavoratori dall'Argentina , dall'Uruguay e dal Venezuela che siano discendenti di italiani. Benché il numero degli ingressi sia quasi simbolico, il Brasile, ancora una volta, è fuori dalla lista. Perché?

Verificheremo anche questo argomento.

Gli italiani andranno alle urne ad aprile. Secondo Lei, cosa sarebbe meglio per i rapporti con il Brasile, la vittoria di Romano Prodi o quella di Silvio Berlusconi?

Questo è un discorso che riguarda il popolo italiano. Seguiamo la vicenda con grande interesse perché l'Italia è un interlocutore importante in Europa, ma le nostre relazioni diplomatiche, economiche e di politica internazionale non sono condizionate da questo o da quel governo. Inoltre, una delle caratteristiche della diplomazia brasiliana è la durata nel tempo degli obiettivi e dei programmi di politica estera.

Lei è d'accordo con l'affermazione che il Brasile sta diventando il portavoce dei Paesi in via di sviluppo?

Non so se il Paese sta diventando il portavoce, ma la politica estera brasiliana è stata negli ultimi anni estremamente creativa e coraggiosa. Siamo riusciti a collocare il tema dello sviluppo economico nell'agenda delle discussioni internazionali. Basta vedere le associazioni che il Brasile ha fatto con diverse nazioni, come nel caso del G20, per notare che il Paese è molto rispettato. Il ministro Celso Amorim è considerato uno dei più importanti interlocutori nella riformulazione del commercio internazionale.

Il 2006 è anche l'anno della Coppa del Mondo. Cosa sarebbe più avvincente, una finale Brasile contro Italia o contro Argentina?

La cosa più divertente sarebbe una finale contro l'Italia, ma con la vittoria del Brasile nei tempi regolamentari.

 

Pubblicato per gentile concessione di:
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