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Talora nell'arsura della via

Talora nell'arsura della via
un canto di cicale mi sorprende.
E subito ecco m'empie la visione
di campagne prostrate nella luce...
E stupisco che ancora al mondo sian
gli alberi e l'acque,
tutte le cose buone della terra
che bastavano un giorno a smemorarmi...

Con questo stupor sciocco l'ubriaco
riceve in viso l'aria della notte.

Ma poi che sento l'anima aderire
ad ogni pietra della città sorda
com'albero con tutte le radici,
sorrido a me indicibilmente e come
per uno sforzo d'ali i gomiti alzo...

De vez em quando na aridez da rua...

De vez em quando na aridez da rua
um canto de ciganas me surpreende
E de repente me enche a visão
de campinas prostradas nesta luz ...
E admiro que ainda o mundo
tenha as árvores e as águas,
todas as coisas boas desta terra
que bastavam um dia pra esquecer...

Com este espanto bobo o embriagado
recebe no rosto o ar da noite.

Mas depois que sinto a alma aderir
a cada pedra da cidade surda
como a árvore com todas as raízes,
sorrio a mim indizivelmente e como
por um esforço de asas levanto os cotovelos

(trad. Equipe O Ponto de Encontro)

 

 

Padre, se anche tu non fossi il mio


Da Pianissimo (1914)

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
che la prima viola sull'opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo ch'era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.

Pai, ainda que você não fosse o meu

 


Pai, ainda que você não fosse o meu
pai, ainda que fosse para mim um estranho,
por você próprio, igualmente eu lhe amaria.
Pois me lembro duma manhã de inverno
quando a primeira violeta no oposto
muro você descobriu da sua janela
e alegre nos deu a notícia.
Depois, a escada de madeira levada aos ombros,
saiu de casa e a encostou ao muro.
Nos crianças estávamos à janela.

E daquela outra vez me lembro
quando a minha irmã criança ainda
pela casa perseguia ameaçando
(a teimosa tinha feito não sei o quê)
mas apanhá-la, ela que gritava alto
pelo medo lhe faltava o coração:
pois o pai tinha visto a si mesmo perseguindo a sua
filhinha, e toda assustada
você vacilante a puxava para o peito
e com carinhos dentro dos seus braços
a envolvia como que para defendê-la
daquele mau que era o você de antes.

Pai, ainda que você não fosse o meu
Pai, ainda que fosse para mim um estranho,
entre todos os homens já muito
pelo seu coração menino eu lhe amaria.

(traduç. equipe O Ponto de Encontro)

 

 

La bambina che va sotto gli alberi

Da Versi a Dina (1932)

La bambina che va sotto gli alberi
non ha che il peso della sua treccia,
un fil di canto in gola.
Canta sola
e salta per la strada; ché non sa
che mai bene più grande non avrà
di quel po' d'oro vivo per le spalle,
di quella gioia in gola.

A noi che non abbiamo
altra felicità che di parole,
e non l'acceso fiocco e non la molta
speranza che fa grosso a quella il cuore,
se non è troppo chiedere, sia tolta
prima la vita di quel solo bene.

A menina que vai sob as árvores

 

A menina que vai sob as árvores
nada mais tem além do peso das suas tranças,
um fio de canto na garganta.
Sozinha canta
e salta pela rua; pois não sabe
que nunca bem maior terá
do que aquele pouco de ouro vivo nos ombros,
do que aquela alegria na garganta.

A nós que não temos
outra felicidade que a das palavras
e não o laço aceso e não a muita
esperança que torna para ela espesso o coração,
se não é pedir demais, seja tirada
antes a vida do que aquele único bem.

(traduç. equipe O Ponto de Encontro)

 

 

Taci, anima stanca di godere

Da Pianissimo (1914)

Taci, anima stanca di godere
e di soffrire (all'uno e all'altro vai
rassegnata).
Nessuna voce tua odo se ascolto:
non di rimpianto per la miserabile
giovinezza, non d'ira o di speranza,
e neppure di tedio.
Giaci come
il corpo, ammutolita, tutta piena
d'una rassegnazione disperata.

Non ci stupiremmo,
non è vero, mia anima, se il cuore
si fermasse, sospeso se ci fosse
il fiato…
Invece camminiamo,
camminiamo io e te come sonnambuli.
E gli alberi son alberi, le case
sono case, le donne
che passano son donne, e tutto è quello
che è, soltanto quel che è.

La vicenda di gioia e di dolore
non ci tocca. Perduto ha la voce
la sirena del mondo, e il mondo è un grande
deserto.
Nel deserto
io guardo con asciutti occhi me stesso.

 

Cala-te, alma cansada de gozar

 

Cala-te, alma cansada de gozar
e de sofrer (a uma e a outra coisa vai
resignada).
Nenhuma voz tua ouço se escuto:
não de saudade pela miserável
juventude, não de ira ou de esperança,
nem mesmo de tédio.
Jazes assim como
o corpo, muda, toda cheia
de uma resignação desesperada.

Não admiraríamos,
não é verdade, minha alma, se o coração
parasse, se tivéssemos suspenso
o nosso fôlego...
Mas andamos,
andamos eu e tu como sonâmbulos.
E as árvores são árvores, as casas
são casas, as mulheres
que passam são mulheres, e tudo é
o que é, apenas o que é.

A alternância de alegria e de dor
não nos toca. Perdeu a voz
a sereia do mundo, e o mundo é um grande
deserto.
No deserto observo de olhos enxutos a mim mesmo.

(traduç. equipe O Ponto de Encontro)

 

 

Talor, mentre cammino solo al sole

Talor, mentre cammino solo al sole
e guardo coi miei occhi chiari il mondo
ove tutto m'appar come fraterno,
l'aria la luce il fil d'erba l'insetto,
un improvviso gelo al cor mi coglie.

Un cieco mi par d'essere, seduto
sopra la sponda d'un immenso fiume.
Scorrono sotto l'acque vorticose,
ma non le vede lui: il poco sole
ei si prende beato. E se gli giunge
talora mormorio d'acque, lo crede
ronzio d'orecchi illusi.

Perché a me par, vivendo questa mia
povera vita, un'altra rasentarne
come nel sonno, e che quel sonno sia
la mia vita presente.

Come uno smarrimento allor mi coglie,
uno sgomento pueril.
Mi seggo
tutto solo sul ciglio della strada,
guardo il misero mio angusto mondo
e carezzo con man che trema l'erba.

 

ÁS VEZES, ENQUANTO CAMINHO SOB O SOL

Às vezes, enquanto caminho sózinho sob o sol
e olho com meus olhos claros o mundo
onde tudo me parece fraternal,
o ar, a luz, o fio de grama, o inseto,
um frio súbito me aperta o coração.

Um cego me parece que eu sou, sentado
na margem dum imenso rio.
Embaixo fluem as águas vorticosas,
mas ele não as vê: o pouco sol
ele apanha satisfeito. E se percebe
às vezes um murmúrio de águas, ele acredita
que seja o zumbido de ouvidos iludidos.

Porque me parece, vivendo esta minha
pobre vida, que uma outra eu toco de leve
como no sono, e aquele sono parece ser
minha vida presente.

Uma desorientação então me toma,
um desânimo pueril.
Eu sento-me
completamente só à margem da rua,
olho para meu miserável mundo estreito
e acaricio a grama com minha mão que treme.

(traduç. equipe O Ponto de Encontro)

 

 

Piccolo, quando un canto d'ubriachi

Piccolo, quando un canto d'ubriachi
giungevami all'orecchio nella notte
d'impeto su dai libri mi levavo.
Dimentico di lor, la chiusa stanza
all'aria della notte spalancavo
e mi sporgevo fuor della finestra
a bere il canto come un vino forte.
Con che occhi voltandomi guardavo
la chiusa stanza e dopo lei la casa
dove già tutti i lumi erano spenti!
Più d'una volta sulla fredda ardesia
al vento che passava nei capelli
alla pioggia che m'inzuppava il viso
io piansi delle lacrime insensate.

Adesso quell'inganno anche è caduto,
Ora so quanto amara sia la bocca
che canta spalancata verso il cielo.
Pur se ancora mi desta dal mio sonno
quel canto d'ubriachi per la via
ad ascoltar mi levo con sospeso
dall'improvvisa commozione il fiato,
e vado ancora a mettere la faccia
nel vento che i capelli mi scompigli.
Rinnovare vorrei l'amara ebrezza
e quel sottile brivido pel corpo,
e il ben perduto cui non credo più
piangere come allora…
Ma non m'escono
che scarse sciocche lacrime dagli occhi.

 

Tutte le poesie precedenti sono state tradotte attraverso un lavoro di equipe di tutta la squadra del Ponto de Encontro e di tutti coloro che hanno voluto collaborare.

Questa poesia e tutte quelle che seguono non hanno ancora trovato un traduttore. Se volete tentare, lo spazio libero per proporre una traduzione è quello della Fabbrica del Ponto, nel nostro Forum.

Siate i benvenuti!

 

Talora nell'arsura della via

Talora nell'arsura della via
un canto di cicale mi sorprende.
E subito ecco m'empie la visione
di campagne prostrate nella luce...
E stupisco che ancora al mondo sian
gli alberi e l'acque,
tutte le cose buone della terra
che bastavano un giorno a smemorarmi...

Con questo stupor sciocco l'ubriaco
riceve in viso l'aria della notte.

Ma poi che sento l'anima aderire
ad ogni pietra della città sorda
com'albero con tutte le radici,
sorrido a me indicibilmente e come
per uno sforzo d'ali i gomiti alzo...

 

 

Voze, che sciacqui al sole la miseria

da Rimanenze (1921)

Voze, che sciacqui al sole la miseria
delle tue poche case, ammonticchiate
come pecore contro l'acquazzone;
e come stipo di riposti lini
sai di spigo, di sale come rete;

… nell'ombra dei tuoi vichi zampa il gallo
presuntuoso; gioca sulla soglia
il piccolo, con dietro il buio e il freddo
della cucina dove su ramaglie
una vecchia si china ad attizzare;
sulle terrazze splende il granoturco
o rosseggia la sorba; nel coltivi
strappati all'avarizia della roccia
i muretti s'ingobbano, si sbriciola
la zolla, cresce storto e nano il fico -

in te, Voze, m'imbatto nel bambino
che fui, nel triste bimbo che cercava
in terra mele mézze per becchime
buttate, tratto dall'oscuro sangue
a mordere ai rifiuti;
nel cattivo celato dietro l'uscio
che godeva d'udirsi per la casa
chiamare da colei che lo crebbe
- e si torceva presso lui non visto,
la povera, le mani e supplicava
che s'andasse con pertiche alla gora.

Quando bevuto egli abbia ad ogni pozza
guasta,
più nessuno lo cerchi per la casa
vuota,
come in madre in te possa rifugiarsi.

Se l'occhio che restò duro per l'uomo
s'inteneriva ai volti della terra,
nella casa di allora che inchiodato
reca sull'uscio il ferro di cavallo
portafortuna,
sérbagli sopra i tetti la finestra
che beve al lapislazzulo laggiù
del mare, si disseta
alla polla perenne dell'ulivo,

Voze, soave nome che si scioglie
in bocca…

 

 

La trama delle lucciole ricordi

da Versi a Dina

La trama delle lucciole ricordi
sul mar di Nervi, mia dolcezza prima?
(trasognato paese dove fui
ieri e che già non riconosce il cuore).

Forse. Ma il gesto che ti incise dentro,
io non ricordo; e stillano in me dolce
parole che non sai d'aver dette.

Estrema delusione degli amanti!
invano mescolarono le vite
s'anche il bene superstite, i ricordi,
son mani che non giungono a toccarsi.

Ognuno resta con la sua perduta
felicità, un po' stupito e solo,
pel mondo vuoto di significato.
Miele segreto di che s'alimenta;
fin che sino il ricordo ne consuma
e tutto è come se non fosse stato.

Oh come poca cosa quel che fu
da quello che non fu divide!
Meno
che la scia della nave acqua da acqua.

Saranno state
le lucciole di Nervi, le cicale
e la casa sul mare di Loano,
e tutta la mia poca gioia - e tu -
fin che mi strazi questo ricordare.

 

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