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A cura di Joana Lopes Acuio - Trad. Anna Fodale

Umorismo e critica in Juó Bananére

Ed eccoci di fronte ad un’altra vittoria letteraria. Juó Bananére, poeta, giornalista e barbiere; questa personalità italo- paulista, tipica dei primi decenni del XXsecolo, fu creata da Alexandre Machado con la collaborazione dell’illustratore Voltolino, nel 1911, quando lavoravano per la rivista O Pirralho, diretta da Oswald de Andrade. Il settimanale  Diário do Abax’o Piques è il proseguimento del lavoro sviluppato nella colonna inaugurata da Oswald de Andrade: Cartas do Abax’o Piques sulla rivista O Pirralho (dal 1911 al 1917). Oswald ha inaugurato la colonna scrivendo con lo pseudonimo Annibale Scipione. Ma chi approfondì di fatto il dominio del linguaggio poetico, maccheronico, colloquiale e la caricatura verbale, in modo radicale, fu Alexandre Machado, o meglio Juó Bananére. Il personaggio cominciò a raggiungere una dimensione e prendere vita, a punto tale da inserirsi nello scenario della città di São Paulo come una delle figure più popolari e caratteristiche, dando opinioni su fatti politici e quotidiani grazie anche ad una pungente ottica di strada, facendo rimanere l’autore nell’anonimato. “Per quanto riguarda l’ingegnere Aleixandre Ribeiro Marcondes Machado, diede così tanta vita alla sua creatura che si ritrovò oscurato da questa. È ciò che si definisce gloria letteraria.”

Così divenne il cronista sociale e politico della città, attraverso critiche corrosive, integrando l’umore alla sovversione dei valori (con la stessa audacia di Rabelais, secondo uno studio di Bakhtin), forma e contenuto. Juó Bananére arricchì l’universo letterario grazie alla caricatura di questo nuovo soggetto sociale, l’italo-paulista. “Pittoresco, simpatico, orgoglioso della bella Italia, soddisfatto della sua seconda patria, gesticola mentre parla, diventando un ottimo soggetto per caricature, citando Dante e facendo interventi sulla politica locale”.

L’idea di dare voce ai nuovi soggetti sociali, il nuovo proletariato, formato soprattutto da immigranti italiani, introdotti con il fine del regime schiavista e in origine della modernizzazione del paese, si trovava in relazione ad uno spazio geografico della città,   attraverso una prosodia, una sintassi e un linguaggio particolari, inseriti sotto forma di relazioni sociali. Piques si riferisce al modo popolare di citare le rotondità di Bexiga, quartiere popolato, all’epoca, soprattutto da italiani. La piazza di Piques, dopo Piazza della memoria (in Piazza del Piques venne costruita una fontana, poi distrutta e sostituita da un obelisco della Memoria) e la Piazza del Bexiga sono i punti iniziali della formazione di Bexiga e da questa poi si originò Piazza da Bandeira. Fino al 1888 circa, secondo quanto dice Nádia Marzola, la regione di Piques era un punto di convergenza di gruppi di mule, inoltre da qui si diramavano la maggior parte delle strade antiche che convergevano al sertão (regione semi-arida che abbraccia molti stati del nord est brasiliano e la parte nord dello stato di Minas Gerais, Ndt), ed essendo anche conosciuta all’epoca come una zona di prostituzione, ne derivò il soprannome di “A! bax’o Piques”.

Il giornale suggeriva l’identificazione con i quartieri italiani, e con la parte bassa di Piques che vedeva la convergenza di viaggiatori, di commercio e prostitute nere. Nonostante ciò Piques ci riporta ad uno scherzo infantile o ad una provocazione (picar significa pungere, importunare). Scherzoso, l’ironia vuole un tono canzonatorio, scherno e critica politica.

Juó Bananére, così anticipava il modernismo nel 1911, in una fase in cui Oswald de Andrade, per esempio, era ancora un poeta moderato e scriveva piéce di teatro in francese. Considerato un pre-modernista, nella sua produzione letteraria si possono osservare importanti elementi che, successivamente, sarebbero usati in modo più ampio. “Vale la pena ricordare che una delle principali innovazioni letterarie del Modernismo del 22, che rappresentò una grande conquista estetica, fu proprio quella di approfittare del linguaggio colloquiale delle strade e delle diverse regioni brasiliane, con tutte le sue flessioni. (…)Costituire in questo modo un linguaggio letterario “brasiliano ed universale”.

Nonostante Juó abbia pubblicato soltanto un libro, la maggior parte della sua produzione letteraria venne pubblicata sulla rivista O Pirralho e sul giornale Diário do Abaix’o Piques, con testi che possono essere considerati parte integrante della sua opera letteraria. Il giornale non ebbe una lunga vita, dato che il suo fondatore morì nello stesso anno in cui venne lanciato, in agosto del 1933. Il primo numero del settimanale esce il 3 Maggio 1933, giorno di elezione per l’Assemblea Nazionale Costituente, affrettata dalle pressioni del movimento costituzionalista di São Paulo. Il giornale venne allora inaugurato con articoli che trattavano questo tema. Nell’intestazione della prima pagina, del numero 1, si legge una propaganda della Chapa Única (unione del Fronte Unico paulista, il PRP e LEC - Lega Elettorale Cattolica, Associazione Commerciale di S. Paulo e la Federazione dei Volontari, Ndt), che durante l’uscita dei vari esemplari non evitava lo scherno. Così vediamo come Bananére si appropria di alcuni termini- che fanno parte dei temi dell’epoca: Costituzione (Constituição) diventa Ingostituição, Dittatura diventa Dentatura, Repubblica diventa Arripubliga, Rivoluzione (Revolução) Inrivolução. E così via, cambiando tutte le visioni abituali ed i modelli dominanti, rappresentando la realtà con semplicità e in modo iconoclasta.

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