O Ponto de Encontro - Banner
Home Lingue Le lingue creole
A cura di Luigi Taufer

 

Sommario:


 

LA FORMAZIONE DELLE LINGUE CREOLE

Pochi termini come il vocabolo "creolo" hanno avuto nel tempo una infinità di significati e generato tanta confusione. A differenza, ad esempio, del termine inglese "pidgin" di cui ci si è serviti per significare " lingua corrotta".

Secondo alcune fonti la parola "creolo" deriverebbe dal termine ispano-lusitano "criar", ovvero allevare, far crescere e nell'accezione più ampia del termine, "educare". All'inizio con questo termine si indicavano gli individui nati in America, principalmente nelle Antille, da genitori bianchi europei, ovvero le generazioni di americani bianchi. I nati in Europa e trasferitisi successivamente venivano indicati con il termine dispregiativo di "chapetones" ovvero gli "incapaci". Ben presto il termine "creolo" andò a comprendere anche i neri nati in America. Successivamente comprese anche gli individui nati da unioni tra bianchi e neri ed assunse così il significato che noi oggi gli attribuiamo. Infatti quando noi Europei usiamo il termine "creolo", intendiamo spesso un mescolamento di persone e di lingue.

Non è però così per tutti. In Messico il creolo è il discendente… "purissimo" dei primi coloni bianchi. Quelli arrivati dopo hanno l'appellativo di "gatsopuk", termine azteco per "mezzo uomo e mezzo cavallo". In Louisiana i creoli sono i bianchi Cajun francesi, mentre nelle Guyane sono creoli i discendenti degli schiavi.

Possiamo affermare che è lingua creola quella formatasi dal contatto di due o più gruppi linguistici aventi la necessità di comunicare tra loro. Abbiamo quindi i caratteri della lingua più forte a formare il "superstrato" (la lingua dei padroni) che va ad incontrare le lingue dei gruppi più deboli (le lingue degli schiavi) a formare il "substrato". La lingua predominante viene chiamata anche "base". Ad esempio un creolo a base francese si è formato dall'unione di francofoni con parlanti altre lingue, principalmente africane. Naturalmente perché le parlate creole potessero evolversi come lingue era necessario che divenissero il linguaggio principale, la madre-lingua delle successive generazioni. Le lingue creole quindi altro non sono che dei mezzi espressivi sviluppatisi sia per comprendere gli ordini che i padroni impartivano, sia per comunicare tra schiavi, tenendo però conto del fatto che non tutti questi ultimi appartenevano allo stesso ceppo etnico-linguistico.

 

LINGUE EUROPEE, LINGUE NATIVE E LINGUE CREOLE

A complicare ulteriormente il quadro generale bisogna aggiungere che quasi mai la base del creolo parlato in una determinata area è quella del popolo colonizzatore. Nella ex Guyana Britannica alcuni gruppi parlano il "Berbice" e lo "Skepi", a base olandese. Per una curiosa simmetria, nella ex Guyana Olandese si parla il "Saramaccan", la cui base è considerata inglese. Nelle Antille Olandesi è il "Papiamento" ad essere parlato. La base di questa parlata è però ispano-lusitana. Le motivazioni di tali situazioni sono presto spiegate. Pochi territori al mondo hanno subito dei passaggi di mano politici repentini e frequenti come le isole delle Antille. Spesso poi gli schiavi venivano spostati in massa da un territorio all'altro. A volte riuscivano a fuggire e per evitare la cattura si rifugiavano nella foresta. I "negro-bush" come li chiamavano gli inglesi, ribelli e fuggitivi, spesso costituivano delle comunità autonome simili a piccole repubbliche, isolate dal contesto generale e punto di riferimento per i fuggiaschi, dove si formavano e sopravvivevano delle parlate creole molto interessanti per lo studioso. Queste "quasi repubbliche" venivano chiamate "palenques", ovvero "steccati". Famoso il palenque di S. Basilio in Colombia, sorto in seguito alla fuga di 30 schiavi con a capo un ex Re africano deportato. Ancora oggi a S. Basilio esiste una parlata particolare.

Le lingue dei nativi invece hanno avuto scarsissima influenza nella formazione delle lingue creole. Le popolazioni originarie sparirono in breve tempo e i pochi Caribe e Arawak rimasti si fusero soprattutto con i negri dando origine ai "Caribe Neri" che non riuscirono a formare una lingua propria a causa della precoce dispersione che questo nuovo popolo dovette subire nel corso della storia. Interessante anche la vicenda degli "Afro-Seminole" , negri vissuti a contatto del popolo nativo dei Seminole. Oggi gruppi di quei discendenti si trovano in Texas, Oklahoma e lungo il Rio Grande al confine tra gli Stati Uniti ed il Messico.

Il confine tra lingua creola e lingua europea "corrotta" o "degenerata" in molti casi è molto labile. Frequenti sono le discussioni tra studiosi se considerare essere una determinata parlata creola o semplicemente un dialetto storpiato. Le parlate di Barbados, Trinidad o di Bermuda, ad esempio, non vengono considerate lingue creole ma semplici dialetti inglesi, al punto che alcuni atlanti geografici non scrivono che in quelle isole si parla inglese o creolo, ma "dialetto creolo-inglese". Non è il caso di alcuni creoli che possono fare affidamento su un numero altissimo di parlanti. La Repubblica di Haiti considera il proprio creolo la lingua ufficiale, al pari della lingua francese, forte degli oltre 7 milioni di locutori. Fortuna insperata anche per il "Giamaicano", grazie alla diffusione mondiale della musica reggae. Questo creolo è molto diffuso nelle Antille. Altra lingua in ascesa sembra essere il creolo del Belize, anch'esso considerato al pari della lingua inglese. Da notare come oggi le lingue creole siano più forti e vive là dove la lingua ufficiale non è quella da cui derivano!! Ad esempio è il caso di Saint Lucia, isola ex britannica dove si parla un creolo a base francese o ancora le Antille Olandesi dove il creolo ispano-lusitano è talmente diverso dall'olandese da essere poco comprensibile e dunque lingua straniera. Quindi dove la lingua è veicolo per dimostrare l'appartenenza ad un gruppo, questa si rafforza. Infine va detto che le lingue creole sono quasi esclusivamente lingue orali, raramente scritte. Creare una ortografia per queste nuove lingue sarebbe un'azione lunga ed economicamente insostenibile oltre che, forse, inutile. Interessante notare come alcuni creoli tipo il Giamaicano o lo Sranan sarebbero strettamente imparentati ad alcuni gruppi linguistici della Sierra Leone e del Camerun e come siano in parte l'un l'altro comprensibili.

Ormai molti sono i creoli estinti o destinati alla scomparsa. I locutori rimasti sono pochi e dispersi sul territorio. Altre lingue creole più fortunate e vitali si sono invece espanse perfino fuori dall'area di origine, molte negli ex paesi colonizzatori. E' il caso dell' Olanda, Francia, Gran Bretagna ma anche i vicini Stati Uniti, dove si sono trasferiti molti antillani e dove i parlanti il creolo sono nell'ordine di decine di migliaia.

 

LINGUE CREOLE SPAGNOLE E PORTOGHESI

Si individuano cinque lingue base da cui sono derivate le varianti creole: Inglese, Francese, Olandese, Spagnolo e Portoghese, ovvero le lingue delle potenze coloniali. Risulta subito evidente come le basi principali siano il francese, l'inglese e in misura minore l'olandese. Il portoghese e ancora di più lo spagnolo invece non sono riusciti a diventare la base di molti creoli, con l'eccezione del Papiamento e pochi altri di dimensioni e importanza molto ridotte. Per lo spagnolo, addirittura, l'unico creolo considerato avente per base questa lingua è il Palenquero della Colombia, lingua parlata ormai da pochissimi individui. Le motivazioni di questo stato di fatto sono spiegabili. Le prime penetrazioni coloniali degli ispano-lusitani non portarono sul territorio molti schiavi (si parla di 30.000 - 40.000 persone). La successiva fase, più incisiva e più lunga, che si può definire anglo-francese e olandese, portò in America oltre un milione di africani. Inoltre molti territori passarono dall'influenza iberica a quella delle altre potenze coloniali. Il substrato di lingue africane incide mediamente per il 20%. Il Luba del Congo, il Vai (Liberia), l'Akan (Ghana), il Wolof (Senegal), l'Ibo e l'Hausa (Nigeria) e il Mbundu (Angola) sono alcune delle lingue africane presenti nei creoli. Le lingue che tendono a prevalere sono l'Akan e il Mende dell'area guineana e il Kilongo dell'area bantu. Prova inequivocabile che la maggior parte degli schiavi fu prelevata da quelle aree.

Il fatto che una lingua creola abbia una base inglese o francese non preclude che possa portare vocaboli o sintassi di altre lingue europee. Ed è qui che viene riconosciuta l'importanza dello spagnolo e in misura maggiore del portoghese nella formazione dei creoli. Quest'ultima lingua è presente, con percentuali variabili, nella quasi totalità delle parlate. In alcune lingue come il Saramaccan o il Kwinti delle Guyane, considerati a base inglese, l'elemento lusitano è talmente presente da far discutere i linguisti se classificare queste parlate come aventi base portoghese. La massiccia presenza di vocaboli portoghesi sarebbe una prova della teoria monogenetica dei creoli, teoria rigettata da altri. Comunque stiano le cose è certo che senza l'apporto del portoghese e più in generale delle lingue iberiche, le lingue creole si sarebbero sviluppate in altro modo. Il fenomeno è probabilmente spiegabile risalendo alla prima fase del colonialismo quando i portoghesi avevano il monopolio del trasporto degli schiavi dall'Africa all'America. La prima lingua europea che i forzati percepivano e con la quale dovevano in qualche modo rapportarsi e comunicare, era il portoghese, lingua che avrebbero mantenuto con percentuali variabili durante la successiva e rapida formazione dei creoli.

Per completezza si deve aggiungere che le lingue creole non sono solo quelle dell'area antillana (anche se ne rappresentano la maggioranza). Esistono forme di creolo anche nell'area africana, asiatica e nell'Oceania. Per citare qualche esempio il Petjo di Bali e Giava a base olandese, una serie di almeno 5 lingue del Pacifico a base inglese, l'Amapà del Brasile a base francese, il San Miguel Creole French di Panama (francese) il Morisyen di Mauritius (francese), il Chavacano delle Filippine (spagnolo). Infine è da ricordare che oltre al francese, inglese, olandese, spagnolo e portoghese, altre lingue concorrono a formare la base di altri creoli. Come esempio il Tsotsitaal e l'Oorlams a base Afrikaans (quindi "quasi" olandese!!), l'Unserdeutsch di Papua Nuova Guinea a base tedesca. Altri creoli sono considerati a base araba, malese, indonesiana ecc. Da citare l'unico creolo legato alla lingua italiana, ormai ritenuto scomparso da tempo, ovvero il Fazendero. Era parlato nello stato brasiliano di San Paolo da una popolazione mista italo-aficana. Assolutamente da non annoverare invece tra le lingue creole il Lunfardo di Buenos Aires, legato al Tango e anche alla lingua italiana grazie alla massiccia presenza di popolazioni italiane. Si tratta invece di una specie di "lingua segreta", parlata da categorie specifiche di persone. Le stesse invenzioni linguistiche degli arrotini ("el moleta") o degli impagliatori di sedie ("el sgabelament"), linguaggi furbeschi inventati per non essere capiti da nessuno, quando nei secoli scorsi queste categorie di persone partendo dalle Alpi orientali giravano, durante l'inverno, tutta l'Europa.

 

LE LINGUE CREOLE A BASE PORTOGHESE (AMERICA)

Il Papiamento viene considerato dalla maggior parte degli studiosi come creolo a base iberica, termine generalizzante che indica immediatamente la difficoltà trovata nel classificarlo a base spagnola o portoghese. Viene parlato nelle Antille Olandesi, nelle isole di Aruba, Bonaire e Curaçao, chiamate anche "isole ABC".

Spagnolo, Portoghese, lingue dell'Africa occidentale, Arawak dei nativi, Olandese, Inglese e Francese concorrono alla formazione di questo creolo. Il più vecchio documento scritto in Papiamento risale al 1775, una lettera tra due mercanti ebrei. Alonso de Ojeda nel 1499 scopre per la Spagna l'isola di Curaçao, che chiama "isola dei giganti" a causa della statura degli abitanti, gli Arawak. Nel 1633-34 le isole passano agli Olandesi che le conquistano per la loro posizione strategica e per garantirsi la produzione di sale. Se si eccettua un breve periodo all'inizio del 1800 quando vi sbarcarono gli inglesi, le isole rimarranno in mano olandese che concederà l'autonomia amministrativa nel 1954. L'apporto considerevole del portoghese al papiamento sembrerebbe dovuto al massiccio arrivo sulle isole di popolazioni provenienti dal Brasile lusofono, ma anche dai continui contatti e spostamenti di popolazione dalla costa guineana alle isole antillane, avvenuti tramite mercanti e navi portoghesi. Oggi la lingua è ufficiale assieme all'Olandese con cui ha pari dignità. La lingua è ormai diffusa anche in Europa, principalmente nel vecchio paese colonizzatore, ovvero i Paesi Bassi dove è presente una forte comunità delle Antille Olandesi.

La bandiera delle Antille Olandesi riporta i colori rosso, bianco e blu del vessillo olandese, anche se con diverso disegno. Le cinque stelle rappresentano le isole di Curaçao, Bonaire, Saba, Sint Eustatius e parte di Sint Maarten (parte dell'isola appartiene invece alla Francia, Dipartimento d'Oltremare di Martinica ).

Aruba invece ha ottenuto uno Statuto di Autonomia separato, ed è quindi provvista di Governatore e di bandiera propria. Nella bandiera di Aruba domina il blu a rappresentare l'oceano. Si dice che le strisce gialle rappresentino il fiore di wanglo, che a volte ricopre tutta l'isola.

Italiano Papiamento
So parlare Papiamento Mi por papia Papiamento
Io voglio Mi kier
Congratulazioni Pabien
Ho sete Mi tin sed
Ho fame Mi tin hamber
In città Den stad
Ponte Brug

Come si nota l'elemento linguistico iberico è ben presente, come anche la lingua olandese, evidenziata in grassetto.

Il Cafundo è un creolo a base portoghese parlato ormai da pochissime persone e destinato all'estinzione in brevissimo tempo. Viene parlato nello Stato brasiliano di São Paulo nella regione di Cafundo e rappresenta ormai poco più che una curiosità. Un creolo analogo è stato scoperto anche nello Stato di Minas Gerais. Ha un lessico di lingua Bantu, ma una sintassi simile al portoghese.

 

LE LINGUE CREOLE A BASE PORTOGHESE (AFRICA)

Il Caboverdiano è il creolo dell'Arcipelago di Capo Verde. Il Creolo di Capo Verde è lingua nazionale. Ha un lessico simile a quello del Golfo di Guinea per il 60%. Circa il 30% dei parlanti usa anche il portoghese. L'importanza del Caboverdiano è cresciuta dopo il 1975, anno dell'indipendenza. La lingua ufficiale dello Stato è il portoghese, usato alla radio e TV ed istituzioni in genere. Il "cabuverdianu" può essere diviso in due dialetti, Barlavento e Sotavento. Nelle isole Sotavento risiede la maggior parte della popolazione, che in totale ammonta a più di 400.000 persone. Questo creolo viene parlato da comunità di capoverdiani all'estero, in USA, Francia, Lussemburgo, Germania, Senegal, Portogallo, Italia, ecc.

Il Crioulo della Guinea viene parlato sia in Guinea-Bissau ma anche nel Gambia e nel vicino Senegal, benché quest'ultima variante sia influenzata anche dalla lingua francese. Il totale dei parlanti dovrebbe assestarsi su 400.000 persone. Viene largamente usato in Guinea-Bissau, dove la lingua ufficiale è il portoghese. Si divide in tre dialetti principali. Il substrato di questo creolo è dato dalle numerose lingue africane. Nella sola Guinea-Bissau se ne contano circa 20, tra cui la nota lingua Mandinka.

Nella Guinea Equatoriale, ex possedimento spagnolo, si parlano 13 lingue. Circa 2500 persone si esprimono con il Fa D'Ambu chiamato anche Annobonense, dal nome dell'isola di Annobón, in cui viene maggiormente usato. Si tratta di una parlata differente da quella della zona guineana e simile al São Tomense, usato nel vicino arcipelago. Influenzato dallo spagnolo ma anche dal creolo inglese di Bioko. Si deve la sua origine allo spostamento di schiavi da São Tomé e dall'Angola per popolare l'isola. Viene parlato solo in casa e tra gli abitanti di Annobón. Il creolo inglese è più diffuso. La lingua ufficiale dello Stato è lo spagnolo.


Nel vicino Stato di S-ão Tomé e Principe vengono usati il São Tomense, l'Angolar e il Principense. Il substrato deriva da lingue Bantu e Kwa. Come si intuisce il São Tomense è usato nell'isola di São Tomé, mentre il Principense nell'isola di Principe. Questo creolo, parlato ormai da pochissime persone, è prossimo all'estinzione. L'Angolar viene usato maggiormente nella zona di São João dos Angolares. Si distingue molto dagli altri creoli. La lingua ufficiale dello Stato è il portoghese.


LE LINGUE CREOLE A BASE PORTOGHESE (ASIA)

Le restanti parlate creole a base portoghese sono diffuse in Asia. Il colonialismo portoghese fu diverso da quello spagnolo. Si manifestava in punti di approdo lungo la costa africana, indiana e del sud-est asiatico. Erano sempre piccoli territori, retti spesso da signori locali, "rajà", a cui si lasciavano le tradizioni e gli usi locali. In questo il colonialismo portoghese in Asia somigliava molto alle colonie medievali delle repubbliche Marinare di Genova e Venezia. Durante il 1500 il Portogallo si trova ad avere colonie nell'odierna Provincia del Capo, nello Sri Lanka, in India, controlla l'isola di Socotra e lo stretto di Ormuz, togliendo per sempre a Venezia il monopolio delle vie marittime per l'oriente. Grazie all'ammiraglio Albuquerque arriva a controllare parte dell'odierna Indonesia, Malacca, le Molucche. Grazie a Papa Alessandro VI porta il cristianesimo in quelle terre lontane. Dopo la sfortunata e disastrosa campagna militare in Marocco da parte di Re Sebastião, inizia il declino della potenza marinara. Il Portogallo perde l'indipendenza e viene accorpato alla Spagna. Ne approfitta l'Olanda che nel Brasile del nord conquista quella che conosciamo come Guyana Olandese. In Africa conquista la Provincia del Capo ed in Asia l'isola di Ceylon e l'odierna Indonesia. Alla fine, come sappiamo, rimasero al Portogallo solo Goa, Timor e Macao. Anche il Brasile fu sottoposto a pressioni da parte delle altre potenze coloniali, in particolare la Francia e successivamente l'Olanda.

A ricordo dell'epica ascesa imperiale del Regno di Portogallo, sono rimaste sul territorio alcune parlate a base portoghese. Sono poco più che delle curiosità linguistiche, visto che sono usate ormai da pochissime persone. Interessante notare come si siamo mantenute nel tempo, tenendo conto che molte di esse non hanno avuto alcun contatto con la madrepatria per oltre 300 anni!!

L'India è una terra con centinaia di lingue. Solo le lingue nazionali sono almeno 15, alle quali sono da aggiungere l'inglese e l'hindi come lingue ufficiali.. Oltre 300 sono le lingue locali o "tribali". Almeno 250.000 persone conoscono o comprendono il portoghese, principalmente nell'ex colonia di Goa. Nella regione di Maharashtra, 200 km a sud di Bombay viene parlato il Korlai, usato ormai da pochi individui. Originatosi attorno al 1520, avrebbe perso ogni contatto con il Portogallo attorno al 1740. Questa parlata si è mantenuta grazie all'isolamento religioso e culturale con i vicini indù e musulmani. Attualmente è sottoposto a pressioni culturali esterne e sarebbe prossimo all'estinzione.

Nello Sri Lanka sono rimaste poche migliaia di persone che si esprimono con un creolo simile al Korlai. Anche in questo caso è sorprendente che si sia mantenuto fino ad oggi. Sembra infatti che queste popolazioni non abbiano contatti con Goa o il Portogallo almeno dal 1656. La parlata ha una sintassi simile al Tamil, lingua ufficiale dell'isola. Simili comunità sarebbero esistite anche in Bangladesh, Myanmar, Thailandia. I parlanti sono pochissimi e anche in questo caso sembra che l'estinzione della lingua sia inevitabile.

In Malesia esiste il Português de Malaca, chiamato anche Malaquenho o Malaquense. Le poche migliaia di persone che parlano questo creolo sono chiamati Kristang, ovvero i Cristiani. Molti parlano anche inglese o le locali lingue nazionali. Alcuni parlanti sono presenti anche a Singapore.

Il Ternateño, anche Ternatenho o Ternatenyo è ormai estinto da tempo. Era parlato nel Mar delle Molucche, nell'isola di Halmahera, zona a sud delle Filippine, oggi Indonesia. Aveva stretti rapporti con il Chavacano, creolo spagnolo delle Filippine. Varità della parlata erano presenti anche a Sumatra, Flores, Sulawesi, Banda ed altre isole indonesiane.

A Timor-Est era presente il Português de Bidau e il Macaista. Benché una delle lingue ufficiali dello Stato sia il portoghese, questi creoli non sono riusciti a sopravvivere.

La presenza linguistica del portoghese si esprime anche in Cina, principalmente a Macao. Il Macaense viene parlato da qualche migliaio di persone, persino nella vicina Hong Kong. Complessivamente le lingue nazionali della Cina sono oltre 50, quelle minoritarie circa 200.

Voltar à página principal (em português) | Tornare alla pagina principale (in italiano)
Para sugerir um site | Colaborar
Contato | Forum